Domande frequenti

Vale la pena che faccia gli esami del sangue per i markers dell’epatite?

In assenza di disturbi specifici di malattia epatica, gli esami sono necessari in chi ha fattori di rischio per epatite. Questi sono la convivenza con famigliari infetti o affetti da  cirrosi, storia di tossicodipendenza, emotrasfusioni, tatuaggi e uso in famiglia di strumenti contaminati come siringhe di vetro.

I markers dell’epatite sono consigliati per i partners sessuali di portatori cronici di HCV/HBV anche se la loro probabilità di risultare infetti è comunque bassa.

Quali disturbi mi possono suggerire la presenza di una malattia di fegato?

In molti pazienti, l’epatite acuta non dà alcun sintomo. Quando presenti i sintomi sono: malessere e stanchezza; anoressia con nausea, ittero. Occasionalmente prurito intenso.

Le epatiti croniche non danno disturbi specifici, anche quando evolvono in cirrosi. Soltanto nelle fasi più avanzate della cirrosi possono comparire chiari segni di malattia, come accumulo di liquido nell’addome(ascite) o gonfiore delle caviglie, emorragie dell’apparato digerente, ittero e disturbi della coscienza, causati dalla insufficienza epatica.

Nella maggior parte dei casi, il riscontro di malattia cronica del fegato è occasionale. Lo strumento più comune è il riscontro di valori elevati di transaminasi in corso di esami di laboratorio eseguiti per altre ragioni.
Modesti rialzi delle transaminasi non significano sempre epatite: spesso sono causati da steatosi epatica (accumulo di grassi nel fegato), dovuto a sovrappeso diabete, aumento del colesterolo o eccessivo uso di alcool e farmaci.

Sono sicuri le trasfusioni di sangue e gli emoderivati?

Si, per quanto riguarda i virus epatitici. I test praticati sulle singole unità di sangue donato escludono con certezza la presenza di virus epatitici.

La possibile “fase finestra”, in cui il test per gli anticorpi anti-HCV è negativo pur essendo presente il virus, è annullata dalle tecniche attualmente disponibili (NAT).

Il rischio di epatite trasfusionale è oggi dell’ordine di 1 caso ogni 50-100 mila donazioni. Tutti i prodotti derivati dal sangue (fattori della coagulazione, albumina, immunoglobuline) sono oggi controllati con metodi ad altissima sensibilità che riducono praticamente a zero il rischio nel ricevere il sangue, e vengono sottoposti ad efficienti processi di sterilizzazione.

Come sospettare che una persona con cui sono a contatto sia un portatore di epatite virale?

Se la persona ha chiari fattori di rischio come tossicodipendenza, promiscuità sessuale, omosessuale o bisessuale, tatuaggi oppure una storia di malattia di fegato, è necessario prendere le precauzioni necessarie ed evitare eventuali contagi (rapporti sessuali protetti, evitare l’uso in comune di oggetti potenzialmente contaminati dal sangue; e per l’epatite B: VACCINAZIONE).

Gli animali possono trasmettere l’infezione?

I soli animali che possono ospitare i virus epatitici umani sono alcune varietà di scimmie. Non esiste nessuna possibilità pratica che epatiti virali vengano trasmesse da animali domestici o da cortile, con la sola eccezione forse dell’ epatite E

Come disinfettare gli oggetti e l’ambiente per ridurre il rischio di epatite?

Per i virus a trasmissione feco-orale (HAV, HEV) è utile la disinfezione degli impianti igienici con Lysoform. Lo stesso disinfettante, alle diluizioni più opportune, può essere usato per lavare vegetali o disinfettare acque potenzialmente infette.

Per i virus a trasmissione parenterale (HBV, HCV, HDV) la principale misura di prevenzione è la accurata eliminazione in sacchetti di plastica sigillati dei materiali sporchi di sangue dei portatori (batuffoli di cotone, garze, cerotti, tamponi igienici). Un disinfettante adeguato a pulire superfici sporche di sangue è l’ipoclorito di sodio al 10% (varechina), mentre non è adatto l’alcol.

Da ricordare che alcuni virus, specialmente se contenuti in gocce di sangue essiccato, resistono a lungo nell’ambiente esterno.

Sono un portatore sano di virus o malato di fegato?

La risposta a questa domanda può venire solo dal medico curante. Dopo la dimostrazione del virus nel Suo organismo, il Suo medico curante ha probabilmente provveduto ad effettuare test utili per escludere la presenza di malattia del fegato (una visita accurata; alcuni esami del sangue come transaminasi, bilirubina, emocromo e conta delle piastrine; altri marcatori virali che chiariscono meglio il quadro della infezione, una ecografia epatica). Se ciò non è stato ancora fatto, è opportuno che Lei contatti rapidamente il Medico.

Se vi fossero segni indicativi di malattia, in alcuni casi potrà essere utile un approfondimento delle indagini con biopsia epatica. Questo esame consiste in un prelievo mediante un ago ed anestesia locale, di un piccolo frammento di fegato(biopsia epatica). È innocuo, non è affatto doloroso, e consente di caratterizzare la malattia di fegato dimostrando la sua evolutività ed eventuale presenza di cirrosi e di definire meglio il progetto terapeutico.

È una infezione transitoria o durerà a lungo?

Se gli esami dimostrano epatite A o epatite E, la guarigione completa e senza conseguenze è solo questione di poche settimane, al massimo qualche mese. Se si tratta di infezione HBV, il quadro dei marcatori virali mostra se si tratta di infezione acuta, che negli adulti guarisce in pochi mesi e spontaneamente o di una infezione cronica. Il portatore cronico di HBsAg spesso ha danni al fegato. Per l’infezione HCV controlli ripetuti per 6-12 mesi dal riscontro di HCV nel sangue permettono di capire se si tratta di infezione acuta o cronica.

Cosa devo aspettarmi in futuro dalla mia malattia?

Se Lei risulta portatore di HBV o HCV con persistenti valori normali delle transaminasi, non vi sono motivi di allarme, ma è necessario il periodico controllo di esami del sangue poiché l’infezione può riattivarsi spontaneamente causando aumento delle transaminasi.

Se invece ha un’epatite cronica con transaminasi elevate, le attuali cure possono eliminare l’infezione HCV o tenere sotto controllo l’infezione HBV. Queste cure vanno somministrate solo a pazienti accuratamente selezionati, data la bassa tendenza alla evoluzione in cirrosi di molte epatiti , il lento decorso delle malattie e la tossicità delle cure stesse.

Se è già presente cirrosi, alcuni esami come ecografia epatica, e gastroscopia informano sul grado di ipertensione portale, cioè su un eventuale ostacolo al flusso del sangue nel fegato e sulla possibile presenza di splenomegalia (ingrandimento della milza, con conseguente riduzione dei leucociti e delle piastrine nel sangue) e di varici esofagee o gastriche (fonte di possibili emorragie), nonché sul rischio di evoluzione del fegato in tumore.

C’è un rischio reale, a lungo termine, di cancro del fegato?

Il rischio è basso, dell’ordine di 1 su 10.000, se Lei è un portatore di HBV o HCV senza malattia del fegato. La possibilità di tumore è maggiore se è già presente cirrosi epatica. In questo caso, la probabilità di sviluppare cancro del fegato è circa 3% per ogni anno di cirrosi

I cirrotici che si sottopongono a sorveglianza del fegato ogni 6 mesi con ecografia dell’addome, hanno più probabilità di guarire nel caso si sviluppi un tumore, dei pazienti che non si sorvegliano.

Cosa può succedermi se, da portatore cronico, mi infetto con un altro dei virus che causano epatite?

Due cause di danno epatico che si sovrappongono aggravano il quadro della malattia di fegato, accelerando l’evoluzione a cirrosi. Bisogna quindi cercare di evitare, se si è già portatori di una epatite, altri possibili contagi.

In particolare i portatori di HBsAg debbono cercare di proteggersi dal contagio con HDV. Questo virus può infatti trasformare la loro condizione di portatore sano in epatite cronica rapidamente evolutiva verso la cirrosi.
I portatori di HCV possono proteggersi dall’epatite A e B vaccinandosi.

Quali sono le prospettive di cura?

Nei soggetti immunocompetenti (con buone difese immunitarie) l’epatite acuta virale non richiede trattamento antivirale. L’epatite cronica B può essere trattata con efficacia con interferone o lamivudina.

Poiché questi trattamenti non sono in grado di eliminare il virus e devono essere somministrati per lunghi periodi o a cicli, essi devono essere riservati solo ai pazienti con più severa malattia del fegato. Con il Peginterferone associato a ribavirina si possono guarire più del 50% di tutti i pazienti con epatite cronica C, eliminando completamente il virus dell’organismo umano. Poiché questa cura è faticosa, può causare reazioni tossiche ed è molto dispendiosa, solo ai pazienti con più marcato danno al fegato viene consigliato il trattamento.

È possibile un trapianto di fegato, se la malattia dovesse evolvere?

In Italia la cirrosi virale è la più frequente indicazione al trapianto di fegato. Decine di migliaia di persone con infezioni croniche da HBV, HCV o HDV in tutto il mondo hanno ricevuto un trapianto di fegato, con sopravvivenza di decenni.

Per il virus B, è possibile prevenire la recidiva dopo trapianto mediante la somministrazione a lungo termine di immunoglobuline, lamivudina e adefovir
Nei pazienti trapiantati per complicanze da  virus C, il fegato nuovo si reinfetta sempre ma l’evoluzione in cirrosi si verifica soltanto in circa il 30% dei casi

Come evitare di trasmettere l’infezione a chi mi sta vicino?
Come debbo comportarmi:

  • in famiglia
  • col partner sessuale
  • nei rapporti sociali
  • sul lavoro o a scuola
  • dal medico

Un problema principale per i portatori cronici di virus è la preoccupazione di diffondere l’infezione nell’ambiente, e specialmente tra i familiari ed i partner sessuali. 

Se Lei è un portatore cronico di HBV, la misura diretta del Suo grado di infettività è data dalla carica virale nel sangue: se questa è alta la capacità a contagiare è elevata, e le precauzioni da adottare, specie con i contatti occasionali, dovranno essere più rigorose. Nei portatori di HCV, la infettività è modesta per l’ambiente circostante, e non costringe questi pazienti a speciali precauzioni. Tuttavia il piccolo rischio di trasmissione intrafamigliare è azzerato evitando l’uso comune di materiale pungente. 

  • In famiglia: L’unica maniera efficace per proteggere i familiari del portatore di HBV è il vaccino. Tutti i conviventi debbono essere vaccinati.
    Per l’HCV sono particolarmente importanti tutte le precauzioni, già prima elencate, che eliminano i possibili contatti con il sangue del portatore. Non occorre adottare eccessive cautele, come l’uso a tavola di stoviglie e posate separate, o in bagno di asciugamani a parte.
  • Col partner sessuale: È un obbligo morale e giuridico informare il partner del proprio stato. Il portatore di HBV può risolvere ogni problema di contagio del partner abituale con la vaccinazione di quest’ultimo. Deve invece avere cura, nei rapporti occasionali, di utilizzare sempre il profilattico, che serve per proteggere gli altri oltre che sè stesso.
    La trasmissione sessuale del virus C è rara. Non c’è quindi motivo reale, nelle coppie stabili, di utilizzare protezioni (profilattico), data la bassa infettività. È comunque consigliabile evitare i rapporti con donne infette in fase mestruale. Nei rapporti occasionali va comunque utilizzato il profilattico. Di rado il bacio trasmette il virus.
  • Nei rapporti sociali: Non c’è ragione di preoccuparsi di potere contagiare i Suoi amici o le persone che vengono casualmente a contatto con Lei, in assenza di rapporti intimi. Non è necessario quindi informarli della Sua condizione di portatore.
  • Sul lavoro o a scuola: A questo riguardo vale quanto già detto per i rapporti sociali extrafamiliari. Il problema della infezione da virus B in ambiente scolastico è ormai risolto dalla vaccinazione universale obbligatoria. Alcune occupazioni come alimentaristi, vigilatrici di infanzia e personale parasanitario richiedono alcune precauzioni o restrizioni.
    La normativa legale in materia è in evoluzione, ed ancora in parte non adeguata alle conoscenza scientifiche. Una interpretazione restrittiva di alcune norme potrebbe portare alla esclusione dalla attività lavorativa o dalla scuola.
  • Dal Medico: È Suo obbligo avvertire chi La cura (in particolare chi esegue i prelievi di sangue, il dentista, l’ostetrico, il chirurgo) del suo stato di portatore cronico di virus epatitico, affinché vengano intraprese le misure necessarie e a non diffondere l’infezione nell’ambiente. È utile trascrivere su un documento personale (patente o carta di identità), insieme al gruppo sanguigno, l’indicazione della HBsAg o anti-HCV positività. Qualora Lei sia stato donatore di sangue, una Sua emodonazione non potrà più essere accettata in futuro. Non saranno possibili, tranne in casi eccezionali donazioni di organi dopo la morte, data la probabilità di trasmettere il virus al ricevente.

Ho contratto l’infezione con una trasfusione. È previsto un indennizzo per il danno subito?

La legge 210/92 stabilisce la possibilità di indennizzo per chi abbia contratto una infezione a seguito di emotrasfusioni o uso di emoderivati. Perché tale indennizzo possa essere realisticamente richiesto, per quel che riguarda le epatiti virali, è necessario che: 

  • esiste una documentazione ufficiale di trasfusioni o uso di emoderivati
  • vi sia la prova di assenza del virus, o quantomeno di transaminasi normali, precedentemente alla trasfusione
  • sussistano evidenze di infezione in atto.
  • Per ulteriori informazioni consultare lo sportello legale