Epatite B

Aggiornamento Febbraio 2017 

E’ sostenuta da un virus umano a struttura DNA.
Il serbatoio mondiale da cui trae origine l’infezione con virus dell’epatite (HBV) è costituito da circa 300 milioni di portatori cronici di virus. In Italia vi sono circa 500.000 portatori di HBV.

L’infezione di qualunque genotipo è sostenuta da 2 ceppi dominanti: uno, definito selvaggio, si caratterizza per la presenza nel sangue dell’antigene e (HBeAg) mentre l’altro, detto mutante è sprovvisto di antigene e.

Il ceppo HBeAg identifica infezioni croniche di recente origine con replicazione sostenuta. Il ceppo HBeAg negativo rappresenta la fase più tardiva delle infezioni croniche  ed ha bassa replicazione. Entrambi i ceppi possono causare malattie epatiche lievi e severe. in Italia il 95% dei pazienti affetti da epatite cronica B è portatore del ceppo HBeAg negativo
 

L’infezione

   Infezione acuta 

L’infezione ha un periodo di incubazione che varia da 2 a 6 mesi e nella maggior parte dei casi non evoca sintomi specifici.

Nell’adulto l’infezione acuta può essere del tutto asintomatica, (67 – 45% dei casi) ossia non dare nessun disturbo oppure sintomatica con febbre, stanchezza, malessere generale, nausea, vomito, dolori articolari e muscolari. Può comparire l’ittero (colorito giallo della pelle e delle mucose) e, per fortuna assai raramente, si può complicare con problemi ai reni, al cuore (pericardite) o al pancreas. Nei neonati e nei bambini l’epatite B è asintomatica nell’85-95% dei casi) Gli esami di laboratorio (HBsAg; HBeAg; HBV-DNA) diventano positivi dopo circa sei settimane. L’Anti HBs è l’ultimo test a diventare positivo e è un marcatore che indica che l’infezione è in via di risoluzione. Con l’inizio dei sintomi si positivizzano le IgM anti HBc che possono persistere per mesi, mentre le IgG persistono per anni. Aumentano anche la Bilirubuina e le Transaminasi (ALT più elevate delle AST)

La complicanza più temibile ma rara (1 su 10.000) è rappresentata dall’Epatite Fulminante che può portare al coma e allo scompenso epatico. L’unica terapia nei casi più gravi è rappresentata dal Trapianto di Fegato.

Nell’ adulto con normali difese immunitarie l’infezione acuta si risolve spontaneamente nel 95-97% dei casi. Nel neonato e negli infanti invece l’infezione acuta HBV in una altissima percentuale di casi ha evoluzione cronica poiché le difese immunitarie sono meno efficaci.

Infezione cronica

Si parla di cronicizzazione quando persiste la positività nel sangue dell’HbsAg sei mesi dopo l’insorgenza dell’infezione. Tale condizione si realizza soltanto nel 3 – 5% dei casi nell’adulto immuno competente, mentre sale al 90% nel neonato e al 30 – 40% nel bambino. Per evitare questo grave rischio è stata introdotta per merito della COPEV la vaccino profilassi nei neonati entro il primo anno di vita

Circa il 30% di tutti i pazienti con infezione cronica B sviluppa cirrosi nell’arco di 20-40 anni e un elevato numero di questi pazienti sviluppa tumore epatico.

Trasmissione 
Il virus è presente in quasi tutti i liquidi biologici del portatore: la trasmissione avviene per contagio interumano mediante penetrazione attraverso la cute e le mucose di minime quantità di liquidi organici infetti.

Le modalità più frequenti di contagio sono i rapporti sessuali e la puntura con aghi infetti. In Asia e Africa una via importante è anche la trasmissione materno-fetale.

In Italia negli ultimi decenni il livello di infezione cronica HBV nella popolazione è calato dal 2-3% allo 0.8%. Questo è avvenuto per effetto della osservanza di più stringenti misure di  screening dei donatori di sangue, di igiene privata e pubblica e per la introduzione della vaccino-profilassi.
 

Cura

Nell’infezione acuta non serve una specifica terapia antivirale in quanto il nostro organismo ha più del 90% di possibilità di eliminare il virus spontaneamente. E’ necessario invece tenere sotto stretto controllo l’andamento degli esami del sangue (Transaminasi e Bilirubiina) per timore di un’evoluzione verso la forma Fulminante. Alcuni specialisti ritengono utile usare i farmaci antivirali anche in fase acuta soprattutto se gli esami di funzionalità epatica si mantengono a livelli elevati.

Nell’infezione cronica, se si prevede una risposta positiva, conviene ricorrere alla terapia antivirale per prevenire le complicanze, in particolare l’evoluzione verso la cirrosi e il rischio di tumore.

La cure di uso più comune, sono:

Interferone di recente si è orientati all’utilizzo dell’Interferone Peghilato (PEG-IFN) perchè garantisce un costante livello del farmaco nel sangue. Lo schema terapeutico consiste nel somministrare PEG-IFN alla dose di 180ug con una iniezione sottocutanea settimanale per 12-18 mesi. Se la risposta è efficace, si ha un calo dei livelli di HBV-DNA e del valore delle transaminasi. Non tutti i pazienti però possono essere trattati con IFN e in particolare devono essere esclusi i cardiopatici, le donne in gravidanza, i malati con insufficienza renale, gli individui con gravi problemi psichiatrici, quelli con cirrosi epatica scompensata. Inoltre bisogna tenere conto che non tutti sopportano la terapia con IFN per via degli effetti collaterali rappresentati da:febbre, stanchezza, mal di testa, dolori articolari e muscolari, arrossamento nella sede dell’iniezione, calo dell’appetito, dimagramento, diminuzione del numero delle piastrine e dei globuli bianchi. Se questi calano oltre un certo limite, si deve diminuire la dose dell’INF. 

Lamivudina il trattamento con questo farmaco è ben tollerato da tutti i pazienti e può essere usato anche per pazienti con scompenso epatico (ittero ed ascite) e nei portatori di trapianto d’organo. La cura, però, tende a perdere efficacia nel volgere di pochi mesi poiché il virus dell’epatite B, mutando, genera resistenza al farmaco.


L’adefovir, farmaco dotato di potente azione contro il virus B e privo di effetti collaterali, causa minore resistenza virale ed è attivo contro la malattia HBV lamivudino-resistente. Va usato con grande cautela nei pazienti con insufficienza renale.

Entecavir: anche questo farmaco può essere usato in quei pazienti che si dimostrano resistenti alla Lamivudina e che mantengono transaminasi elevate e all’esame istolgico presentano segni di fibrosi del fegato e infiammazione attiva.

Telbivudina: più potente della Lamivudina nel ridurre la replicazione virale. Si può verificare però un’elevata resistenza al farmaco per via della mutazione virale. 

Tenofovir: indicato soprattutto nelle coinfezioni HBV HIV

Emtricitabina: non è in commercio per il trattamento della sola epatite B e si può usare soltanto per i malati con coinfezione HBV HIV
 

Prevenzione

Dal 1991 fino al 2003 è stata attuata la  prevenzione dell’infezione su scala nazionale mediante programma di vaccinoprofilassi obbligatoria dei nuovi nati e dei dodicenni. Dal 2003 vengono vaccinati solo i nuovi nati. Dal 1984 la vaccinazione è messa a disposizione delle Regioni per individui a rischio di contrarre l’infezione come i conviventi di pazienti infetti, categorie  professionalmente esposte, pazienti in attesa di cure ospedaliere complesse e viaggiatori verso regioni endemiche per epatite B.
Il programma di vaccinazione anti HBV è attivo in oltre  150 Paesi.